AUTISMO ATIPICO: LE FORME LIEVI DIAGNOSTICATE IN ETà ADULTA

Ipersensibilità, scontrosità, difficoltà a relazionarsi: sono sintomi tipici dell’autismo, un disturbo del neurosviluppo del quale si sente parlare sempre più spesso negli ultimi anni. L’interesse crescente al riguardo è anche legato all’aggiornamento del Dsm, il manuale diagnostico utilizzato in psichiatria.

 

I tipi

La comunità scientifica ha rivisto nell’ultimo decennio i criteri diagnostici, superando alcune espressioni considerate obsolete (come quella di autismo ad alto funzionamento e autismo a basso funzionamento). Si tende a suddividere i casi in autismo di primo, secondo e terzo livello. La suddivisione, come si legge in un articolo su Very Well Health, fa riferimento non tanto alle caratteristiche dei soggetti con autismo a tutti gli effetti (mentre prima si faceva una distinzione con Asperger, etichetta tuttora controversa), quanto piuttosto alla necessità di supporto che i soggetti hanno nella loro vita quotidiana. Mentre i primi sono completamente autonomi, gli ultimi necessitano di un controllo e un’attenzione costante da parte di terzi.

 

A questo quadro, di recente, si è aggiunto anche un altro tassello, quello del cosiddetto autismo atipico, anche chiamato disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato o borderline, in sostanza un disturbo che presenta solo alcune delle classiche caratteristiche necessarie per la diagnosi sopracitate, dunque più difficile da inquadrare.

 

Il boom

Secondo uno studio del Centers for Disease Control and Prevention statunitense, se nel 2000 si parlava di circa 1 bambino americano su 150 con diagnosi di autismo, nel 2020 questo numero è aumentato fino ad arrivare a 1 su 36. In Italia, secondo i dati del Ministero della Salute, ad oggi un bambino su 77 di età compresa tra i 7 e i 9 anni rientra nello spettro.

 

Per gli scienziati, questo aumento può essere collegato a fattori ambientali come l’inquinamento atmosferico, o all’età sempre più avanzata con cui si fanno figli. Ma non si tratta di elementi che, da soli, possano spiegare realmente il fenomeno. Certamente, lo stesso aggiornamento dei criteri diagnostici ha permesso ai medici di discriminare con maggior facilità l’autismo da altri disturbi mentali, ampliando in parallelo il campo d’azione e lo sguardo sul fenomeno. Inoltre, è certamente possibile che il numero sempre più numeroso di adulti che vengono diagnosticati tardivamente sia legato ad una crescente conoscenza e consapevolezza su un tema complesso rispetto al quale, ad ogni modo, la comunità scientifica è ancora al lavoro per identificare le radici precise.

 

Divergenza e neurodiversità

In questo rinnovato contesto è importante ricordare che, a fianco al termine autismo si è iniziato a usare sempre di più il termine neurodivergenza, un cappello più inclusivo, che permette a molte persone di riconoscere che la condizione con cui convivono non è nulla da curare né qualcosa di sbagliato, ma è semplicemente una diversità rispetto ad un mondo neurotipico con il quale si trovano a dover avere a che fare quotidianamente. La conoscenza della terminologia corretta è importante per far sentire queste persone più a loro agio e accettate all’interno della società.

 
  • La neurodivergenza è un termine che indica quando il cervello di una persona elabora, apprende e/o si comporta in modo diverso da quello considerato tipico. In passato, veniva spesso considerata un problema o un’anomalia, ma oggi i ricercatori affermano che la neurodivergenza può anche avere molti vantaggi. Non si tratta di una disabilità, ma piuttosto di una differenza nel funzionamento del cervello. Questo cambiamento di prospettiva ha portato gli operatori a non trattare più la neurodivergenza come una malattia, ma a mettere in luce i diversi metodi di apprendimento e di elaborazione delle informazioni delle persone neurodivergenti.
 
  • La neurodiversità, invece, è l’idea che sia normale e accettabile che le persone abbiano un cervello che funziona in modo diverso l’uno dall’altro. Invece di pensare che ci sia qualcosa di sbagliato o di problematico quando alcune persone non funzionano in modo simile ad altre, la neurodiversità accoglie le differenze sia nelle funzioni cerebrali che nei tratti comportamentali come un elemento naturale della diversità della popolazione umana.
 

Ecco alcuni punti chiave sulla neurodivergenza:

 

Terminologia

Il termine neurodivergente è stato coniato dall’attivista Kassiane Asasumasu. In origine, si riferiva specificamente alle persone affette da autismo, ma negli anni successivi il suo utilizzo si è ampliato per includere qualsiasi modo strutturato e coerente in cui il cervello funziona in modo diverso rispetto alla maggior parte degli altri. La neurodivergenza non è una patologia, ma piuttosto una condizione di non tipicità neurologica.

 

Manifestazioni

La neurodivergenza può manifestarsi in molti modi diversi, da quelli molto lievi che la maggior parte delle persone non noterebbe mai a quelli più evidenti che portano una persona a comportarsi in modo diverso da quello standard nella nostra società.

Alcuni esempi di neurodivergenza includono l’autismo, l’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività), la plusdotazione (giftedness) e i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).

Classificazione

Le neurodivergenze sono classificate come disturbi del neurosviluppo nell’ICD-11 e nel DSM-5. Il termine neurodivergenza descrive la persona con un funzionamento neurologico diverso dalla norma. La neurodiversità, invece, si riferisce alla variabilità tra i cervelli di tutti gli esseri umani, comprendendo le differenti caratteristiche che costruiscono il funzionamento neurobiologico di ogni persona.

Trattamento

Non si tratta di curare la neurodivergenza, ma piuttosto di comprendere e rispettare le differenze individuali. Gli esperti possono supportare le persone neurodivergenti nell’individuare le loro specifiche esigenze e fornire strategie di adattamento e supporto. In altre parole, la neurodivergenza è una parte naturale della diversità umana, e l’accettazione di queste differenze è fondamentale per creare una società inclusiva e rispettosa delle varie modalità di funzionamento cerebrale.

2024-05-14T08:59:09Z dg43tfdfdgfd